La
classificazione delle tipologie di pelle in categorie ben definite, benché
riduttiva, è comunque utile a capire in che modo le caratteristiche del
tessuto cutaneo si discostano dalla situazione ottimale. La
pelle normale, definita anche eudermica, è perfettamente idratata, ha una
grana compatta senza imperfezioni né pori dilatati. Si presenta finemente
porosa e morbida, rosea e uniformemente trasparente, né troppo grassa né
troppo secca e, da un punto di vista oggettivo, senza problemi. Pelle
Secca. La
pelle viene definita secca quando tende a disidratarsi facilmente. La
secchezza cutanea può essere causata sia dalla carenza di lipidi nella
pelle, sia dalla carenza di acqua, e ne determinano anche una perdita di
elasticità. Dopo la normale detersione, soprattutto a contatto con
l’acqua, la pelle solitamente “tira”. La
cute appare quindi visibilmente arida, spenta, poco luminosa e con la
tendenza a desquamarsi. pelle
secca disidratata: ha una carenza di acqua pelle
secca alipidica: ha una carenza di sostanze grasse (lipidi)
Pelle
Grassa L’eccessiva
produzione di sebo caratterizza la pelle grassa. A seconda delle
caratteristiche del sebo, si può presentare in due diverse tipologie:
oleosa e asfittica. Nel primo caso l’epidermide è lucida e i pori sono
dilatati poiché il sebo essendo fluido fuoriesce in maniera abbondante
dai pori; nel secondo caso l’epidermide è secca al tatto, con comedoni
aperti (punti neri) o chiusi (punti bianchi). In
entrambi i casi ha un aspetto grigiastro, ruvida al tatto. La
presenza di microbi e batteri specifici può scatenare una reazione
infiammatoria del follicolo ostruito, che portano all’evoluzione della
pelle grassa in pelle impura e a tendenza acneica. Si
definisce “a tendenza acneica” una pelle iperseborroica che presenta
anche papule e pustole. Nella seborrea, un’aumentata secrezione di sebo
porta alla proliferazione dei microrganismi; questo unitamente al ristagno
del sebo, contribuisce alla formazione di processi infiammatori che
possono dar luogo alla comparsa dei brufoli. La
pelle a tendenza acneica riguarda circa l’80% degli adolescenti, in
quanto la produzione del sebo da parte delle ghiandole sebacee è legato
allo sviluppo degli organi sessuali, spesso però si prolunga fino
all’età adulta anche dopo i 25 anni. Si
tratta della tipologia di pelle più diffusa. Solitamente
nei soggetti con pelle mista il naso, la fronte e il mento appaiono lucide
e con qualche imperfezione (punti neri, pori dilatati) Queste zone
costituiscono “la zona T”, così denominata per la forma a cui danno
luogo, simile appunto a quella della lettera “T” maiuscola. Nelle
altre parti del viso, a livello delle guance, del contorno occhi e labbra,
oltre che nel profilo del viso e nel collo, la pelle sarà normale se la
secrezione di sebo è sufficiente a formare un adeguato film idrolipidico,
altrimenti, se è scarso, risulterà tendenzialmente secca. Couperose,
o (in italiano copparosa) è un termine francese di derivazione latina (cupri
rosa) utilizzato per indicare una condizione di arrossamento intenso e
cronico diffuso su alcune parti del volto. Il
rossore è da attribuire alla dilatazione dei vasi sanguigni più piccoli
detti capillari. La tonalità rosata intensa è conseguenza di un maggiore
afflusso di sangue alla cute rispetto alla condizione fisiologica e si
manifesta sotto forma di un sottile reticolo di venuzze e di capillari che
si estendono a forma di ali di farfalla sui lati del naso e sulla parte
alta delle guance. La
couperose è abbastanza frequente nelle donne, soprattutto oltre i
trent’anni, e si sviluppa prevalentemente su pelli secche, a grana fine,
facilmente irritabili. Le cause dell’insorgenza sono complesse, ma
possono essere riportate ad uno stato di fragilità capillare,
costituzionale o acquisita. Su
questa condizione di base influiscono poi svariati fattori: emozionali,
ormonali, allergici, ambientali, climatici. La pelle del viso, oltre ad
essere molto sensibile, è anche la parte più esposta alle aggressioni
degli agenti atmosferici: le brusche variazioni di temperatura, le
radiazioni solari, il vento, l’umidità, quando eccessivi, possono
innescare il processo che porta alla couperose. La
sensibilità cutanea è un fenomeno che si può riscontrare in tutti i
tipi di pelle e in qualunque momento della vita e si manifesta con
arrossamenti, bruciori, pizzicori, secchezza. Il
numero di persone che dichiara di avere la pelle sensibile è aumentato in
maniera sensibile dagli anni ‘80 ai nostri giorni fino ad arrivare al
50-60% della popolazione. Questo
tipo di cute non ha una barriera protettiva efficace contro le aggressioni
esterne, in quanto il film idrolipidico è solo parzialmente sviluppato.
La pelle sensibile è una pelle che si irrita con estrema facilità e
reagisce in maniera eccessiva all’aggressione degli agenti esterni quali
l’esposizione ai raggi UV, l’eccessivo contatto con l’acqua, gli
sbalzi di temperatura, lo smog, oltre all’utilizzo dei detergenti per la
pulizia della pelle o di prodotti cosmetici e per il maquillage. Anche
le malattie quali il diabete o le disfunzioni renali possono portare a una
maggiore sensibilità cutanea. Pelle
Maschile La
pelle dell’uomo e della donna presentano la stessa struttura di base e
la stessa composizione, ma si notano delle differenze fisiologiche. La
cute maschile è più spessa: misurazioni effettuate con l’ecografia a
ultrasuoni hanno evidenziato, a prescindere dal fattore età, un maggiore
spessore del 16% circa rispetto alla cute femminile, oltre a una maggiore
presenza di fibre elastiche, collagene e elastina. L’essere
più elastica e più tonica, implica un aspetto giovanile della cute
mantenuto più a lungo. Gli
uomini hanno inoltre un sistema pilifero più sviluppato: i peli ricoprono
infatti un terzo del volto e anche la produzione di sebo è più
abbondante, in quanto le ghiandole sebacee sono più numerose e più
grosse. La pelle maschile ha dunque un apporto di lipidi più elevato, il
che spiega come i tipi di pelle più diffusi siano grassa e mista con
problemi legati all’acne. La
rasatura quotidiana rappresenta inoltre un’aggressione importante in
quanto va a ridurre il film idrolipidico di protezione e provoca spesso
arrossamenti, pruriti e piccoli tagli, favorendo lo sviluppo di batteri. La
pelle maschile è esposta inoltre ad un importante fattore di
invecchiamento cutaneo: la disidratazione; l’abitudine molto diffusa tra
gli uomini di lavarsi con saponi che non rispettano il pH della pelle
causa a lungo andare una progressiva eliminazione delle protezioni cutanee
naturali. Durante
la gravidanza la pelle di solito diventa più bella e lucente, perché la
nuova situazione ormonale e circolatoria rende normali le pelli grasse e
migliora l’acne, anche se spesso fa diventare la cute più sensibile
(tanto da costringere qualche volta a cambiare saponi, trucchi o creme) e
un po’ più secca (in modo da richiedere ogni giorno l’applicazione di
una crema idratante). Anche
i capelli appaiono più soffici e luminosi perché uno degli ormoni della
gravidanza, il progesterone, fa diminuire la produzione di grasso del
cuoio capelluto, rendendo i capelli più puliti e più facili da
pettinare. La
pelle di bambini e neonati ha caratteristiche diverse rispetto a quella
degli adulti. Il
pH più basico, indebolisce ulteriormente la capacità della pelle di
difendersi dai batteri. Questo
non significa che la pelle del neonato sia del tutto priva di difese
naturali: alla nascita è infatti ricoperta da una sostanza, definita
vernice caseosa, che dovrebbe ripararla dal primo contatto con
l’ambiente. Dopo la scomparsa della vernice caseosa, la pelle del
neonato è protetta, nei tre mesi successivi alla nascita, da un’altra
pellicola formata dalle secrezioni delle ghiandole sebacee, stimolate più
intensamente dagli ormoni materni. I
problemi che più spesso insorgono sono relativi alle zone a stretto
contatto con sostanze irritanti come feci e urine, che provocano
arrossamenti e dermatiti da pannolino. L'
Abbronzatura Il
colore della pelle è determinato principalmente dalla produzione di
melanina, un pigmento che è in grado di assorbire in parte i raggi solari
e proteggerci dagli effetti dannosi. La produzione di melanina avviene
nello strato interno della pelle a opera dei melanociti, che producono
grazie alla presenza di un enzima detto tirosinasi, due proteine: la
feomelanina, di colore rosso, e la eumelanina, di colore bruno, che
mescolandosi in proporzioni diverse in ogni individuo, danno origine alle
varie sfumature di carnagione. Quando
si parla di colore è necessario fare riferimento alla luce e alle
proprietà ottiche che assume a contatto con la pelle. Nella popolazione
bianca, l’attività dell’enzima viene stimolata dalla luce: quando
prendiamo il sole, quindi, i melanociti producono più melanina e ci
permettono di avere l’effetto “abbronzato”. Nella
popolazione nera, l’enzima non è regolato dalla luce, ma ha
un’attività permanente nel tempo: questo porta alla continua produzione
di pigmento e alla caratteristica colorazione della pelle. La
dermatologia moderna consiglia di esporsi al sole in maniera graduale e
sempre solo dopo l’applicazione di filtri o schermi protettivi. Il sole
è infatti un potentissimo generatore di radiazioni e pertanto
l’organismo umano ha in dotazione alcune difese naturali per proteggersi
da questa aggressione. Gli
effetti negativi dell’esposizione possono essere quantificati mediante
l’utilizzo della Med, cioè la determinazione della minima dose
erimatogena, la minima quantità di radiazioni Uv in grado di causare la
comparsa dell’eritema. La sensibilità delle persone alle radiazioni solari varia a seconda del loro fototipo, termine con il quale si classifica la predisposizione di ogni individuo ad avere una maggiore o minore risposta eritematogena all’esposizione solare.
Fototipo
I -
Capelli rossi, occhi chiari, carnagione chiara e presenza di
lentiggini. Al sole manifesta sempre eritema, non si abbronza e
necessita sempre della massima protezione. Fototipo
II -
Capelli biondi, occhi chiari e carnagione chiara. Al sole manifesta
spesso eritema, si abbronza con difficoltà ed è soggetta a
scottature. Fototipo
III -
Capelli biondi o castani, occhi marroni o chiari, carnagione chiara o
moderatamente scura. Si abbronza gradualmente, manifesta moderato
eritema e può comunque scottarsi. Fototipo
IV -
Capelli castano scuri, occhi scuri e carnagione scura. Si scotta di
rado e si abbronza facilmente. Fototipo
V -
Pelle e occhi scuri, carnagione scura e olivastra. Al sole non
manifesta eritema e si abbronza facilmente e intensamente. Fototipo
VI -
Capelli e occhi neri, carnagione nera. Al sole non manifesta eritema e
non intensifica il colore della pelle.
Le
radiazioni prodotte dal sole sono numerosissime. Alcune di queste sono
assorbite dalla nostra atmosfera e non la oltrepassano, altre giungono
fino a noi sotto forma di raggi: sono i raggi ultravioletti di tipo A
(UVA) e di tipo B (UVB). I
raggi UVB sono molto energetici e penetrano facilmente nella pelle Sono i
responsabili dell’eritema e delle scottature, lesioni che possono
comparire in forme più o meno gravi nei primi giorni di esposizione.
L’eritema si presenta con arrossamento diffuso, accompagnato da
vescicole e prurito. I
raggi Uva sono meno energetici degli UVB e possiedono un potere di
penetrazione superiore nella pelle: sono i responsabili del foto
invecchiamento. Esistono
diverse tipologie di filtri solari il cui scopo è assorbire le radiazioni
ultraviolette che aggrediscono la pelle. L’indice
di protezione IP, detto anche fattore di protezione (FP) o SPF (Sun
Protection Factor) esprime il rapporto tra la dose minima di esposizione
al sole che causa eritema con filtro e senza filtro. In
pratica si esegue un confronto di resistenza alla comparsa della reazione
erimatosa, in termini di tempo, tra la pelle protetta dall’antisolare e
quella non protetta. L’
SPF può quindi essere considerato come una misura della quantità di
radiazione che può essere ricevuta dalla pelle protetta prima che compaia
l’eritema. Sulla
base dell’SPF in Europa i prodotti vengono divisi in quattro gruppi: protezione
bassa – 6/10 protezione
media – 15/20/25 protezione
alta – 30/50 protezione
molto alta – 50+
Fino
a qualche anno fa l’indice di protezione era rappresentato da un unico
numero, che si riferiva soltanto ai raggi UVB, responsabili di scottature
e eritemi. Negli
ultimi anni è cresciuta l’attenzione anche agli UVA, che benché meno
energetici, penetrano più in profondità nella pelle. I
moderni prodotti per la protezione solare presentano quindi due indici di
protezione, per entrambi i tipi di radiazioni. La
normativa comunitaria vigente raccomanda che i nuovi solari garantiscano
una protezione UVA di almeno 1/3 rispetto alla protezione UVB. Esporsi
al sole gradualmente, specie nei primi giorni, alternando sole e
ombra. Più chiara è la pelle, più lentamente si aumenterà il tempo
di esposizione. Usare
uno schermo solare con SPF adeguato al fototipo e ai tempi e luogo di
esposizione. Non
esporsi in modo prolungato al sole nei primi giorni di esposizione. Applicare
lo schermo solare da 15 a 30 minuti prima di esporsi al sole, in
maniera generosa . Applicare
lo schermo solare in maniera da raggiungere uno strato uniforme: a tal
fine può essere utile applicare il prodotto due volte
consecutivamente. Riapplicare
sempre lo schermo solare dopo aver nuotato o sudato abbondantemente. Non
dimenticare di proteggere l’elice dei padiglioni auricolari, la
parte posteriore del collo, le aree glabre del cuoio capelluto, la
parte superiore del piede comprese le dita, il cavo popliteo (piega
del ginocchio ). Ad
alta quota, se si pratica l’alpinismo o lo sci, come anche
all’equatore l’intensità delle radiazioni è maggiore. Pertanto
utilizzare sempre schermi solari ad alto SPF (da 30 in su), non
trascurando di applicarli su naso, orecchie e labbra. Ricordare
che un prodotto solare “resistente all’acqua” perde comunque,
dopo il bagno, sino al 50% della capacità protettiva”. Se
il cielo è nuvoloso non dimenticare di applicare lo schermo solare:
l’80% dei raggi UV passano attraverso le nubi e raggiungono la
nostra pelle. Sotto
l’ombrellone proteggersi ugualmente: stare all’ombra è di aiuto,
ma non difende dalle radiazioni riflesse o diffuse. Ridurre
al minimo l’esposizione solare tra le 11 e le 16 (ora legale ), ore
in cui l’irraggiamento è massimo. Pianificare le attività
all’aperto nel primo mattino e nel tardo pomeriggio. Attenzione
alle superfici riflettenti. Sabbia, neve, ghiaccio, superfici di
cemento possono riflettere sino al 80% dei raggi solari sulla nostra
pelle. Non
esporre i bambini di età inferiore ai 3 anni, in particolare durante
le ore di irraggiamento più intenso. Nelle ore di irraggiamento meno
forte, proteggere i bambini con uno prodotto con elevato SPF,
cappello, maglietta e occhiali da sole: i danni solari iniziano dalla
prima esposizione e si accumulano mano a mano nel corso della vita. Attenzione
ai farmaci. Alcuni farmaci possono aumentare la sensibilità al sole,
chiedere consiglio al farmacista o al medico prima di esporsi al sole. Evitare
di restare a lungo immobili al sole. E’ preferibile esporsi in
movimento, piuttosto che distesi e comunque, anche in questo caso,
cambiare spesso posizione. Usare
sempre gli occhiali da sole con lenti di buona qualità omologate , in
grado di filtrare gli UVA e gli UVB (etichetta CE ) . Anche gli occhi
possono subire danni dai raggi UV. Attenzione
al vento. La freschezza che dà alla pelle può indurre ad allungare
incautamente i tempi di esposizione con maggiori rischi di scottature. Non
usare mai profumi o deodoranti profumati quando ci si espone al sole:
si eviteranno possibili macchie alla pelle. Bere molta acqua e spesso. Il sole disidrata in profondità il nostro corpo. Prestare particolare attenzione alle persone anziane, che hanno una sensazione di sete ridotta, ed ai bambini piccoli, che hanno bisogno d’ acqua per una efficace termoregolazione. 21. Alla sera, dopo la doccia, applicare sulla cute del viso e del corpo, un prodotto idratante doposole
(A cura di - si ringrazia: senzabisturi.it)
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